La scissione del 1908
Il 1908 rappresenta una data spartiacque nella storia della massoneria italiana,1 infatti in seno al Rito Scozzese Antico ed Accettato collegato al Grande Oriente d'Italia2 si consuma una dolorosa scissione, che vede come protagonisti Achille Ballori,3 Ettore Ferrari4 e Saverio Fera.5
La pietra della discordia che determinò l'abbandono, secondo le parole del Gran Maestro, Ettore Ferrari, di nove logge, guidate dal pastore della Chiesa Metodista Wesleyana, poi della Chiesa Evangelica Italiana,6 Saverio Fera, fu la questione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole primarie, pubbliche. Un tema, quello della laicizzazione della società, molto caro alla massoneria, che però in questo caso aveva funto da detonatore per una situazione interna che già viveva delle forti criticità e divisioni. Nel momento in cui Ettore Ferrari e il suo entourage decisero di imprimere una svolta alla questione, chiedendo ai deputati massoni presenti nella Camera dei Deputati del Regno d'Italia di appoggiare la mozione presentata in prima battuta da Leonida Bissolati, e successivamente, dal deputato Vittorio Moschini, innescò una serie di dibattiti interni. La bocciatura di entrambe, anche con il voto contrario di numerosi massoni, fu la classica goccia che fece traboccare il vaso.
Sintetizzando le dinamiche della scissione del Grande Oriente d'Italia, si deve sottolineare che la scintilla partì proprio dalla faccenda della laicizzazione della scuola, ma non meno importante e sentito all'interno della Comunione era la questione della possibile riunificazione dei Riti, quello Scozzese e quello Simbolico.7 Il tema era spinoso e vi erano molti pareri discordanti da entrambe le parti. La proposta della riunificazione fu presentata proprio pochi mesi prima della questione relativa alla mozione Bissolati, e aveva creato malumori e scompiglio tra le colonne dei templi.
Leonida Bissolati deputato socialista presentò una mozione alla Camera dei Deputati contro l'insegnamento religioso nelle scuole elementari. La mozione presentata nel 1907 fu però discussa nel1908. Poco prima della discussione parlamentare Ferrari decise di scrivere a tutti i parlamentari massoni per invitarli a votare in senso positivo.8 Invece la mozione fu bocciata anche grazie al voto di alcuni deputati massoni, e questo avvenne non una ma due volte, infatti un altro deputato, Vittorio Moschini presentò a sua volta una mozione, con lo stesso contenuto sostanziale ma con un tenore meno rigido. La mozione era stata pubblicamente ostacolata da Giovanni Giolitti che era ben conscio del fatto che essa avrebbe avuto delle conseguenze negative nei rapporti con i cattolici. Dal punto di vista politico la bocciatura fu imputata alla scarsa pianificazione politica di Bissolati, che non aveva verificato le reali possibilità di vittoria. La disapprovazione della mozione determinò un forte sdegno tra le colonne della comunione italiana. Ettore Ferrari, che tanto si era speso in questo frangente decise di prendere dei provvedimenti disciplinari nei confronti di chi non aveva seguito le indicazioni del Grande Oriente, affossando di fatto la mozione. Infatti i deputati che non avevano votato furono espulsi dalla comunione in base all'articolo 129 delle Costituzioni.9
Secondo i risultati dell'indagine interna in Parlamento vi erano 38 deputati massoni, di questi 17 votaro no si alla mozione Moschini, 11 votarono contro e 10 risultavano assenti. Questo problema interno si sovrappose ad un altro più antico che si ri presentava ovvero l'unificazione dei Riti, in questo caso la Grande Loggia del Rito Simbolico era favorevole mentre il Supremo Consiglio dei 33 era contrario. Saverio Fera, che in quel momento era il facente funzioni di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato si schierò contro la decisione dell'Ordine di prendere provvedimenti contro i deputati che non avevano seguito le direttive. Questa sua posizione equi valse ad una dichiarazione di guerra contro Ettore Ferrari, la sua Giunta e la sua gestione. Fera sostituì dei membri dimissionari del Consiglio con altri di sua fiducia e assunse la difesa dei deputati. Questa drammatica si tuazione si consumava proprio alla vigilia di un importante appuntamen to massonico: l'Assemblea Generale per l'anno 1908. Tra l'altro in questa sede si fece il bilancio di quella che era la situazione dell'Obbedienza, bi lancio assolutamente positivo che vedeva una crescita del Grande Oriente d'Italia che passava da 195 logge del 1904 a 301 nel 1907, di queste 251 appartenevano al Rito Scozzese e 50 a quello Simbolico. 266 logge si trovavano in territorio italiano mentre 35 erano attive all'estero. Inoltre erano stati costi tuiti 71 Triangoli, di cui 65 di Rito Scozzese e 6 di Rito Simbolico Italia no.10 Dall'analisi dei numeri si può facilmente desumere che il Grande Oriente d'Italia stava attraversando una fase di sviluppo senza precedenti, che comprendeva anche una distribuzione geografica abbastanza omoge nea, con la fondazione di logge in territori che fino a quel momento erano rimasti fuori dal circuito massonico. Durante l'Assemblea Generale, si fe cero frequenti riferimenti alla situazione di Fera e dei deputati posti sotto inchiesta.
Da parte sua Fera reagì vigorosamente a queste critiche con provvedimenti disciplinari di singoli massoni e intere logge, nell'am bito del Rito Scozzese Antico ed Accettato. La situazione si fece ancora più aspra quando nel giugno 1908 Ferrari aiutato da Ernesto Nathan riuscì a riprendere la direzione del Supremo Consiglio e a reinsediare Achille Ballo ri (precedentemente dimissionario) alla sua guida.
Vista la situazione Fera all'inizio di luglio 1908 diffondeva un decreto con cui dichiarava irregolare il Grande Oriente d'Italia e chiedeva a tutte le logge che appartenevano al Rito Scozzese Antico ed Accettato di porsi alle dipendenze del Supremo Consiglio,11 proclamando l'indipendenza del Rito. Come risposta immediata Ferrari riunì la Giunta del Grande Oriente in sessione straordinaria e urgente e decretò l'espulsione dall'Obbedienza di Fera e di tutti i fratelli che avevano deciso di seguirlo. Fera e quanti lo avevano seguito decisero di fondare un nuovo Supremo Consiglio per il Rito Scozzese Antico ed Accettato, rivendicando per il proprio organismo massonico l'autentica tradizione massonica.
Da quel momento iniziò la disputa tra Fera e la sua Obbedienza, conosciuta poi come Serenissima Gran Loggia Nazionale d'Italia (diventata poi Gran Loggia d'Italia) e il Grande Oriente d'Italia per il riconosci mento come unica Comunione massonica legittima in Italia, da parte delle obbedienze straniere. Del resto la decisione di lasciare il Grande Oriente d'Italia e fondare un'altra comunione massonica era il risultato di anni di dissidi interni velati, ma sempre vivi, tra una fazione fortemente anticleri cale, progressista, che aveva in Ferrari, più che in Nathan il suo campione, e una fazione di minoranza che era liberale ma anche conservatrice.
Questa scissione per quanto dolorosa a livello interno e per ciò che riguar dava le relazioni e i riconoscimenti internazionali, soprattutto in riferimento al sistema del Rito Scozzese Antico ed Accettato, non fu così disastrosa a livello quantitativo. Nell'agosto 1908 Ferrari fece pubblicare una circolare che descriveva la situazione relativa alla scissione feriana: nove logge aveva no lasciato il Grande Oriente d'Italia, la XX settembre di Firenze (Fera era il venerabile), la Anglia di Napoli, la XX settembre di Formia, la Charitas di Misilmeri, e le logge palermitane, Giorgio Washington, Risveglio, Sicilia Risorta, Palermo e Sondesmos. Avevano abbandonato il Supremo Consi glio anche due corpi superiori del rito, il Capitolo di Palermo e l'Areopago di Reggio Calabria.12
La nuova Obbedienza prendeva sede in Piazza del Gesù, tra i suoi esponenti di spicco ricordiamo oltre lo stesso Saverio Fera, Giovanni Camera, Giovanni Miranda, Leonardo Ricciardi, Francesco Pel licano, Cesare Pastore, Enrico Pegna, Carlo Ferretti, Teofilo Gay, Costanti no Gregorio Carelli, Leonardo Bianchi, Giovanni Francica Nava, Giovanni Ameglio, Enrico Presutti. Dopo alcuni mesi furono espulsi dal Grande Oriente anche Dario Cassuto, Raoul Vittorio Palermi,13 Arturo Vecchini, Temistocle Zona, Alessandro Delli Paoli e Giovanni Lavanga.
Descrizione dei fondi
Il Centro Documental de la Memoria Histórica di Salamanca - che nel tempo ha incorporato14 l'Archivo General de la Guerra Civil Española ha un archivio, conosciuto come 'Sección Especial' o 'Masónica', dove è conservato uno dei fondi massonici più importanti d'Europa. Questa sezione contiene tre tipi di documenti: documenti prodotti dalle diverse Obbedienze, come decreti lettere, attestati, verbali; oppure libri, opuscoli, statuti e regolamenti, rituali; e ancora fascicoli di documenti redatti dalla polizia spagnola che raccoglieva informazioni personali sui massoni o presunti tali. Informazioni che poi venivano inviati al tribunale speciale istituito per reprimere la massoneria e il comunismo.
In quest'occasione vorremmo soffermarci sui documenti, in lingua italiana, che riguardano il Supremo Consiglio del 33° grado per l'Italia di Rito Scozzese Antico ed Accettato, nella fattispecie la componente fondata con la scissione del 1908 e guidata prima da Saverio Fera e dopo di lui, da Raoul Palermi.
Nell'archivio di Salamanca sono custoditi numerosi documenti che riguardano il Rito Scozzese Antico ed Accettato che faceva capo a Saverio Fera. In particolare sono presenti lettere e circolari (63) indirizzati a Supremi Consigli all'estero, questo ad indicare la ricerca costante del Fera di promuovere e ottenere i necessari riconoscimenti internazionali di cui necessitava il suo corpo massonico. Vi sono poi documenti quali verbali di loggia, quadri dei corpi massonici, convocazioni di assemblee e anche necrologi (46). Sono conservati anche documenti interni all'Obbedienza, come decreti, balaustre e un verbale dell'alta corte di giustizia. Inoltre sono presenti documenti e corrispondenza tra il Supremo Consiglio di Fera e il Supremo Consiglio spagnolo tra il 1908 e il 1923.
Questi documenti sono molto importanti perché attraverso essi è possibile ricostruire le vicende e delineare le dinamiche che portarono prima alla scissione in seno al Grande Oriente d'Italia, e successivamente alla nascita e alla strutturazione del Supremo Consiglio feriano.
L'importanza di questa documentazione è decisiva in quanto sono esemplari unici, infatti quella conservata a Salamanca è ad oggi la sola documentazione disponibile su questi rapporti e per quel periodo, in Italia non ve ne sono copie negli archivi massonici e non si hanno notizie rispetto ad eventuali archivi privati.
La corrispondenza riguarda i rapporti tra le due entità massoniche e quindi è relativa ai reciproci riconoscimenti, alla nomina dei garanti d'Amicizia, inviti a manifestazioni, messaggi di cordoglio, e altre.
In particolare la corrispondenza inizia nel luglio 1908 esordisce con una lettera di commento che riassume le vicende che portarono alla scissione di quell'anno.15 Da quel momento prese avvio un'intensa corrispondenza per vagliare la possibilità di un arbitrario per dirimere la questione. Dopo di ciò, e quindi come seconda fase rispetto alla fondazione del Supremo Consiglio presieduto da Fera inizia tutta una serie di corrispondenza dedicata nello specifico alla ricerca dei reciproci riconoscimenti. Questo tipo di corrispondenza inizia già nel 1909 con una lettera di accompagnamento di altri documenti, tra cui una relazione sulla neonata Obbedienza, e la contestuale richiesta di scambio di garanti di Amicizia.16 Dopo poche settimane, una nuova missiva italiana testimonia la comunicazione ufficiale del riconoscimento reciproco, con invio della terna di nomi di massoni proposti come Garanti di Amicizia.17
Fera si dedicò incessantemente alla ricerca e richiesta dei riconoscimenti internazionali, perché sapeva bene che non vi è nulla di peggio per un organismo massonico della scarsa rappresentanza internazionale e dell'impossibilità di inserimento in questi circuiti. Il suo impegno fu coronato da successo, infatti in una lettera egli comunicò al Supremo Consiglio spagnolo un corposo elenco dei Supremi Consigli che riconoscevano la nuova realtà massonica.
È invece del 20 maggio 1912 la lettera che annuncia la costituzione della Serenissima Gran Loggia d'Italia, l'Ordine collegato al Supremo Consiglio di Fera.
Due anni dopo i documenti inviati che fino a quel momento erano firmato solo ed esclusivamente da Saverio Fera, vedono la firma di quello che poi alla sua morte diventerà il suo successore, Raoul Palermi, figura affascinante quanto controversa.
Nel 1915 Fera muore e lascia sia il Supremo Consiglio sia l'Obbedienza nelle mani di Leonardo Ricciardini, che fu affiancato almeno per ciò che concerne il Supremo Consiglio da Raoul Palermi. Ma i tempi erano difficili, sia dal punto di vista interno, molte logge tornarono in seno al Grande Oriente d'Italia,18 sia dal punto di vista internazionale, era infatti scoppiata la Prima Guerra Mondiale. Alla fine della guerra nel 1918 l'Obbedienza contava circa cinque mila effettivi e circa sessanta logge. Nello stesso anno furono indette le elezioni e in questa occasione le figure apicali indicate furono due: Raoul Palermi Gran Maestro della neonata Gran Loggia Nazionale Italiana e William Burgess, Sovrano Gran Commendatore del Rito. Quest'ultimo però dopo poco tempo si dimise e questo diede l'opportunità a Palermi di riunire in capo a sé entrambe le cariche.
Con la Gran Maestranza di Palermi l'Obbedienza cresce e vengono prese timide iniziative anche in riferimento alla partecipazione femminile all'interno delle logge, viene infatti chiesto ai fratelli spagnoli l'invio dei rituali sulle logge d'adozione.19
Non si hanno evidenze circa il reale utilizzo dei rituali in questione, né prove di un avvicinamento di donne ai templi massonici dell'Obbedienza. Le donne furono accolte solo a metà degli anni Cinquanta del Novecento.
Secondo la documentazione intanto nel 1921 si stavano portando avanti dei tentativi per una riunificazione del Rito con l'organismo presieduto da Ettore Ferrari, Palermi ne da notizia ai fratelli spagnoli attraverso una lettera di commento rispetto a questi tentativi.20 La cosa non ebbe seguito e l'Obbedienza e il Supremo Consiglio continuarono la propria esistenza senza altri grandi scossoni.
Due anni dopo si registra una nuova scissione interna al gruppo di Palermi, infatti nel 1923 Arturo Chiarappa invia al Grande Oriente Spagnolo una lettera-comunicato che annuncia la scissione del suo gruppo e il successivo avvicinamento dello stesso al Grande Oriente d'Italia.
Parallelamente all'invio di corrispondenza e documentazione tra il Supremo Consiglio di Fera e il Supremo Consiglio spagnolo, vi è un altro tipo di documenti conservati presso l'archivio di Salamanca che è di sicuro interesse storico, perché costituita dai documenti interni all'Obbedienza tra il 1908 e il 1922. Balaustre, decreti, quadri dei corpi massonici regolari che compongono la Giurisdizione italiana e le su colonie, Ordini dei lavori delle adunanze ordinarie del Supremo Consiglio, annuari, circolari e inviti rendono l'idea di ciò che accadeva nella Comunione fondata da Fera e successivamente guidata da Palermi.
L'ultimo documento disponibile, senza data ma presumibilmente degli anni 1920-1922, è una circolare riservata di felicitazioni inviata dal Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato degli Stati Uniti d'America, circoscrizione Nord, Leon Abbott, con mittente Supremo Consiglio del Rito in Italia, in cui appunto ci si felicita per un incontro avuto da una delegazione del Supremo Consiglio con Benito Mussolini. Considerando il dibattito ancora vivo sul rapporto tra il Duce e la massoneria italiana, questo documento potrebbe buttare nuova luce su questo tema. Si comprende quindi e si sottolinea l'importanza che l'intera documentazione italiana conservata nell'archivio di Salamanca ha per l'intera storiografia scientifica sull'argomento.